Museo di Altino, l’archeologia diventa un parco: «Nulla da invidiare a Pompei» - CorrieredelVeneto.it

2022-11-10 15:20:34 By : Ms. jessie chen

Archeologia partecipata. Così Marianna Bressan, direttrice del Museo nazionale e Area archeologica di Altino, definisce l’operazione di cui si è conclusa una prima parte con la presentazione al pubblico dell’ultima area scavata e i relativi ritrovamenti. Quattro sono state le aperture programmate da quando in marzo gli scavi sono iniziati con le quali Bressan sente di aver mantenuto quella che considera una promessa fatta a quanti siano interessati alla tutela di un sito che senza mezzi termini la direttrice definisce magico. Tanto più che il pubblico è stato accolto con una grande sorpresa: il ritrovamento di una struttura monumentale, databile all’incirca alla fine del I secolo , con cui la città romana di Altino modernizzava i servizi dotandosi di una rete di smaltimento delle acque.

«Parte del fascino dell’archeologia – spiega Marianna Bressan – è anche il suo farsi, e con piacere abbiamo condiviso il processo di scavo con le importanti scoperte rinvenute. Da una parte abbiamo una struttura monumentale di committenza pubblica, una cloaca complessa , indizio di un più ampio progetto urbanistico, originariamente voltata, parallela alla strada rivestita di basoli già nota di cui è contemporanea. Dall’altra una serie di oggetti caduti al suo interno che racconta la vita privata dei suoi abitanti: vasellame da mensa e da cucina, vetri, lucerne, oggetti per la cura della persona e persino rarissimi attrezzi da lavoro in legno che si sono potuti conservare grazie al contesto umido in cui si sono trovati». Sono ritrovamenti che ora andranno studiati, fonte di nuovi dati, una selezione dei quali andrà probabilmente verso un percorso di musealizzazione.

L’obiettivo principale, come spiega ancora la direttrice, è di procedere verso la trasformazione di quello che oggi si definisce un museo con un’area archeologica attinente in un grande parco archeologico. Un progetto già in corso e per il quale il Ministero per i Beni Culturali ha già stanziato tre milioni di euro. «Questo ultimo scavo – chiarisce Bressan – è avvenuto su un’area mai indagata prima, scelta per il suo potenziale e con un duplice obiettivo: procedere con la risistemazione dell’area già aperta al pubblico, con la speranza, ampiamente ripagata, di trovare qualcosa di nuovo. Non sappiamo se potremo tenere a vista questa struttura: si trova a una certa profondità e nonostante la siccità emergono già le acque di falda. Dovremo valutare le questioni relative alla sicurezza».

Di certo il ritrovamento porta nuova linfa alle ambizioni dell’area archeologica di Altino che «quanto a fascino, dimensioni e interesse , purtroppo non per la conservazione, non ha nulla da invidiare a Pompei», commenta la direttrice. Ambizioni alla cui realizzazione si sta già lavorando: «Il progetto per trasformare questo sito in un vero e proprio parco archeologico è già in fase esecutiva – spiega Bressan -, una trasformazione che porterebbe una considerazione più ampia e generale della tutela di questo contesto. Oltre alla riformulazione dei percorsi e della comunicazione al pubblico, stiamo lavorando all’acquisizione dei terreni interessati». L’archeologa prevede che entro il 2023 si possa parlare di parco, con una buona tranche di adeguamenti completati, nuovi terreni acquisiti e nuovi scavi iniziati. Davanti agli occhi un sogno: «Un vasto giardino, per avere un’idea della dimensione basti pensare che la città sepolta si estende per 125 ettari, tutelato sia per quanto riguarda l’ambiente naturale che per il contenuto storico , in grado di diventare un centro di ricerca di importanza internazionale. Altino ne ha tutte le potenzialità».

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